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Se vuoi andare a Calitri, non puoi non salire, se vieni dall'Ofantina.

Se vuoi andare a Calitri, non puoi non ricordare il viaggio elettorale di De Sanctis. La sua compostezza borghese, latineggiante e acculturata cozza in effetti con lo spirito goliardico della gita fuori porta di tre porcellini, che fino ad ora hanno mangiato in un truogolo ma che si atteggiano, sulle alture calitrane, a uomini vissuti, con la scorza coriacea di chi ne ha viste di cotte e di crude, simulando un volto "che sa di tragedia", come qualcuno ha definito il volto di Serse Coppi, fratello del Campionissimi Fausto prematuramente scomparso (nel senso, entrambi morti in circostanze tragiche). Non ce ne vogliate, ma qualcuno qui รจ cresciuto a pane e ciclismo, e la salita verso Calitri, quella che si imbocca dal locale Consorzio ASI, e dalla vicina e purtroppo chiusa stazione ferroviaria sull'Avellino-Rocchetta, sembra proprio il triste naso di Bartali. Tortuosa, flemmatica, desolante: triste. Ma non per questo meno affascinante, soprattutto se ci sono "occhi allegri da italiano in gita", come i nostri, che la percorrono. 

 

 

 

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