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Le nostre passeggiate proseguono anche a novembre, di sabato mattina. Le temperature iniziano ad essere rigide e la pioggia è fedele compagna di (s)ventura. Il maltempo rende però i luoghi isolati e/o abbandonati più affascinanti: ne restituisce l’odore acre della durezza e dello stento, ne sublima l’erosione degli agenti atmosferici e lo sconforto della solitudine. I colori dell’autunno inoltrato rendono ancora più affascinante Monte Vergine; è il tempo ideale per avercelo di fianco nel nostro cammino, inoltrandoci nella Valle Caudina costeggiandone la base per un bel pezzo, fino a raggiungere il versante orientale del Monte Taburno. Qui, a circa 500 metri di altitudine troviamo quelli che noi affettuosamente definiamo “sperzi”: la meta è, in un turbine di vento e pioggia, Tocco Caudio.

Veloci ricerche online  (http://www.turismotoccocaudio.it/territorio.php) raccolgono testimonianze di uno dei centri nevralgici più antichi di tutto il Sannio e oggi ridotto a circa 1500 abitanti. Arriviamo da una altura da cui è possibile osservare il costone tufaceo da cui si erge quello che è in realtà il nostro obiettivo: il centro storico. Ancora una volta, leggiamo, la prima fase dell’abbandono, così come Apice, risale al sisma del 1962, mentre la “botta finale” è relativa a quello del 1980. La vista di questo paese è spettrale. Saranno i nuvoloni, la pioggia e il silenzio del sabato mattina, ma una certa frenesia ci pervade in quest’aura di misticismo. Procediamo a tentoni cercando la strada di accesso alla desolazione. All’ingresso del paese incontriamo il custode della scuola elementare che, noncurante della pioggia, si avvicina alla nostra auto. Chiediamo del paese vecchio e lui ci liquida con gentilezza: ”ma non ci sta nente ra verè, sta tutt’nderra”. A mò di oracolo che ha espresso il suo giudizio o di capo indiano che ha detto l’ultima parola alla tribù, si dissolve nella pioggia accennando un saluto con la mano.

Proseguiamo la salita e, effettivamente, notiamo che “sta tutto ‘nderra”. La maggior parte dei tetti sono crollati portando al suolo frammenti di tegole e mattoni. Il paese si sviluppa lungo un’unica stradina, al termine della quale si apre uno slargo con la chiesa e una vista affascinante sulla valle. Poco da dire, lasciamo spazio alle immagini che speriamo siano capaci di restituirvi questo luogo nei silenzi dei ruderi ai piedi di un sonnacchioso Taburno di sabato mattina, emozionandovi per quel poco o tanto che sarà possibile. Nella nostra galleria di foto una in particolare ci ha entusiasmato e vogliamo raccontarvela. Ci inoltriamo in una palazzina con i tetti ormai divelti, le mura che sembrano filtri sottili alla pioggia, ma con una scala che sembra poter ancora resistere. Da qui riusciamo a vedere una finestra che è riuscita bene o male a reggere all’incuria del tempo, e che fa ad angolo con un muro. Ci viene da sorridere quando al muro intravediamo delle figurine di calciatori Panini. Questa immagine ci dà la possibilità di ripensare a questo luogo come scenografia di vita quotidiana, magari la stanza di un ragazzino che appiccicava i suoi idoli, o i suoi doppioni, al muro della propria stanzetta. Essendo curiosi di sapere chi fossero i soggetti fotografati, ma come vedete sbiaditissimi, e comunque per noi troppo “fuori tempo massimo”, abbiamo contattato il gruppo Panini inviando l’immagine per avere informazioni precise sia sull’anno sia sui calciatori raffigurati. La risposta della Panini data le figurine ad una sezione dell’album 1976-1977 dedicata ad ex-calciatori che, in quel periodo, operavano nel mondo del calcio come tecnici o dirigenti.

Vi lasciamo con i commenti del direttore editoriale della Panini alla nostra foto, impressionante per la sua memoria e capacità visiva:


- In alto, da sinistra a destra:
1) Gino Pivatelli, storico attaccante del Bologna, qui raffigurato con la maglia del Milan 1962-63 (fu uno dei protagonisti della prima vittoria di una squadra italiana in Coppa dei Campioni nel 1963 contro il Benfica)
2) Nereo Rocco, giocatore di buon livello negli anni 30, in particolare di Triestina e Napoli, passato alla storia come uno dei migliori allenatori italiani in assoluto (Padova, Milan, Torino ed altre le squadre da lui allenate)
3) Giancarlo Cadé, giocatore degli anni 50, abbastanza modesto (lo ricordo all'Atalanta ma ha sicuramente giocato in diverse altre squadre. Ha poi allenato, credo con i migliori risultati a Verona.
4) Enzo Bearzot, come anche voi avete rilevato. Giocò negli anni 50 e fu poi ottimo allenatore, campione del Mondo con la Nazionale nel 1982. (come allenatore, ovviamente, n.d.A.)
- In basso, da sinistra a destra:
5) potrebbe essere Mauro Bicicli, ma francamente me lo ricorda solo l'attaccatura dei capelli.
6) Fulvio Bernardini, giocatore negli anni 20 e 30 (fu un grande, in particolare con Roma e Inter). Nel dopoguerra divenne allenatore e, dal 1950 fino a tutto il 1968, fu l'unico ad interrompere il dominio di Milan, Inter e Juventus vincendo il campionato nel 1956 e nel 1964, alla guida rispettivamente di Fiorentina e Bologna.

 

Foto di Sandro Montefusco

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